Art, // October 30, 2014
Gisella Mura – ARTISTA
Intervista – Gisella Mura
1. Chi siete e cosa fare?
Mi chiamo Gisella Mura, abito e lavoro in Collinas, un piccolo paesino nel cuore della Sardegna, Isola meravigliosa al centro del Mediterraneo. Mamma, moglie, artista, mi dedico al mondo delle arti a tempo pieno dal 2004. Ho frequentato il liceo scientifico, dedicandomi agli studi in materie classiche e scientifiche sino al 1998, anno in cui convinta di continuare i miei studi in Ingegneria edile, per un “colpo”del destino mi iscrissi all’Accademia di belle arti “Mario Sironi” di Sassari: di fronte all’ufficio della facoltà di Ingegneria , mi resi conto di aver dimenticato a casa il bollettino per il pagamento dell’iscrizione, tornata alla mia dimora, avendo sempre una sensazione negativa riguardo alla scelta che stavo compiendo, aprii il catalogo sulle scelte universitarie in maniera casuale, e la pagina fu quella dell’Accademia di belle arti, e li compresi che quella era la mia vera strada.
2. Perché l’arte?
Perché senza di essa non sarei Io, fa parte di me, perché ogni giorno appena mi sveglio, dopo mio figlio, il mio primo pensiero è prendere un pennello in mano e realizzare qualcosa. Fa parte della mia essenza e non riuscirei a vedermi senza di essa.
3. Qual è il tuo primo ricordo di voler essere un artista?
La pittura mi accompagna dalla nascita: mia madre mi racconta sempre che dall’età di 8 mesi il mio unico scopo era prendere una penna o una matita in mano e disegnare (i così detti pasticci)su qualsiasi superficie disponibile: riviste, libri, fogli, tappezzeria la mia preferita. All’asilo ed alle scuole elementari le mie insegnanti si resero subito conto della mia predisposizione al disegno, curando e sollecitando questa mia dote: all’età di 7 anni feci il mio primo disegno con prospettiva intuitiva. All’età di 9 anni mio padre mi regalò il mio primo cavalletto professionale (che uso tutt’oggi) e le mie prime 2 tele, con i colori ad olio e le tempere, i pennelli e la tavolozza da “vero pittore”, e da li iniziai a dipingere. Ma arrivata al liceo, non avendo scelto un corso artistico pensavo di voler abbandonare questa passione per seguire degli studi che mi portassero ad avere degli sbocchi lavorativi concreti, ma alla fine vinse la passione, e mi laureai nel 2004 in pittura con la tesi “L’urlo, tra angoscia , arte e disperazione” in anatomia artistica.
4. Quali sono le tematiche preferite e media(s)?
La mia tematica preferita è la donna: corpo sinuoso, perfetto, che si presta a molteplici interpretazioni: simbolo di luce, di vita nella sua accezione di creazione e postiva, ed allo stesso tempo di notte, buio e della morte in quella negativa; donne in mondi visionari, in cui come idoli dorati si stagliano su paesaggi esoterici, ed evocativi.
Recensione di Dott. Paolo Sirena
Direttore del Museo Sa Corona Arrubia:VENERI PROFANE
Nell’ultima produzione pittorica, Gisella, compie un ulteriore passo in avanti nella sua ricerca artistica. L’artista, pur mantenendo il suo stile riconoscibilissimo, si concentra sul tema del femmineo. Le sue donne conquistano la tela, divenendone protagoniste assolute.
Si tratta di donne che riflettono sul proprio essere donna, sulla cosa e sul come esserlo oggi. Vederle rannicchiate su se stesse ci proietta verso un percorso introspettivo, da cui emerge la sensibilità dell’artista. Si evince dagli sguardi una malinconia latente che le attraversa, capace però anche di sfociare in una sensualità morbida ed avvolgente, nemmeno troppo velata.
Corpi nudi di donne dalla pelle gialla o verde, come quella blu degli esseri di Avatar, abitanti del pianeta Pandora! Veneri contemporanee che sembrano prorompere dal basso della tela, come fiore che sboccia, perla che si mostra dal guscio dell’ostrica che si apre. Tutto in un’atmosfera innaturale, fantascientifica, con ombre colorate e luci da discoteca, al neon e allo xeno. Sono colori intensi che illuminano questa materia cromatica pastosa, tinte forti che caratterizzano meglio tutte le opere di quest’ultima produzione e che per certi versi rimandano anche ad un immaginario magico ed ancestrale, legato alla dea/donna madre sarda, uno dei temi da sempre più cari all’artista.
Dove vogliono arrivare del Donne di Gisella? Che cosa vogliono dirci? Sono formose, sensuali, d’un erotismo plastico. Sono esplosive, sicure del proprio io, forti nelle posture come nei lineamenti. Gisella guarda alla moda e al cinema ma anche a un nuovo modello di donna, quella che deve imporsi in una società di maschi ma che allo stesso tempo deve conservare la propria femminilità.
Ciò che interessa Gisella è però l’aspetto psicologico delle sue figure perché il prezzo che devono pagare le sue veneri profane si ripercuote sull’intimo della loro personalità. Comporta la rinuncia a certi aspetti del loro carattere che ne limitano la dolcezza tipica dell’animo femminile. Il peso della rinuncia alla fragilità diventa pertanto una psicopatologia, più o meno latente, che la Donna di Gisella si porta dentro. E’ come se nel variegato contenitore dei sentimenti femminili la tenerezza interiore fosse stata vinta dalla durezza esteriore, l’arrendevolezza dal decisionismo, il femmineo dalla mascolinità ostentata.
Forse per questi aspetti le Donne di Gisella hanno un che di diabolico, sembrano bruciate dalle fiamme dell’inferno, piuttosto che svelare il loro lato angelico. In questo aspetto risiede la modernità di Gisella, nel cercare di mettere a nudo l’intimo della donna contemporanea costretta a rinunciare a parte dell’innata sensibilità di cui è portatrice sana. La loro presunta pazzia, il loro sdoppiarsi psicologico, sono solo il riflesso interiore di un mondo esterno che pretende troppo da tutti e specie da loro: le donne d’oggi.– tecniche utilizzate: base materica, trattata con stucchi e gesso, in cui di frequente nascondo 2 trascrizioni latine “Vox populi vox Dei” (la voce del popolo è la voce di Dio), “Terra alma mater” (terra madre ferile); acrilico e smalti per raggiungere la stessa luminosità dell’olio; dipinti su tela, tela juta e legno.
5. Come si lavora e affrontare l’argomento?
l’ispirazione per la progettazione di un opera nasce in due modi diversi: nel primo l’immagine dell’opera da realizzare mi compare subito nitida, soprattutto quando si tratta di argomenti a livello simbolico, e creo in immediato il progetto; la seconda nasce l’idea guadando delle immagini su internet, in tv o su una rivista, e poi creo il progetto in base alla sensazione ricevuta.
6. Quali sono i vostri preferiti arte querelante, cantante?
nel mio percorso artistico sono stati (a mio parere) rilevanti Edward Munch nell’esprimere le sensazioni più nascoste in ogni essere umano; Bosh nelle sue atmosfere visionarie, Matisse nel sapiente uso dei contrasti e negli accordi cromatici, Caravaggio nel sapiente uso della luce, le opere medioevali nelle cromie e nell’uso della prospettiva intuitiva, e la corrente pre-raffaellita e simbolista nelle atmosfere evocate.
7. Quali sono le risposte migliori che hanno avuto al vostro lavoro?
sentire 2 visitatrici ad una delle esposizioni a cui ho partecipato dire guardando i miei lavori: ho le farfalle allo stomaco, non mi era mai successo per delle opere pittoriche, la seconda mi ha fatto vedere la sua pelle d’oca alle braccia dicendomi che provava una strana sensazione davanti ai miei quadri, come se fosse una reminescenza, un qualcosa che apparteneva alla sua infanzia ma a cui non riusciva a dare un immagine o un nome.
8. Cosa ti piace del tuo lavoro?
è bellissimo conoscere gente nuova, di ogni provenienza: l’arte è un linguaggio globale che non ha bisogno di interpreti, che non ha nazionalità, età e classe sociale.
9. Quali consigli daresti agli altri artisti?
Di non farsi divorare dall’invidia: ognuno ha le sue capacità e competenze, ognuno è unico: la sicurezza nasce dalla consapevolezza del proprio io, ed il resto è audacia e fortuna.
10. Dove ti vedi in 5-10 anni?
non mi vedo, sono una fatalista: arriverò dove il destino vi vorrà portare, senza mai rinunciare agli obiettivi e continuando a sognare…sempre se il destino me lo concederà!
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